martedì 17 novembre 2015

Soul sanctioner

Contrada $abominio, controlli venatori. Siamo appostati vicino ad un capanno. Rimaniamo immobili nell'attesa del momento giusto per intervenire. Dalla nostra posizione possiamo sentire tutto.
Rimaniamo immobili e silenziosi a pochi passi di distanza. Il rumore delle foglie mosse dal vento e il canto dei richiami ci assistono.
Attendiamo.

Il tempo passa e altre squadre iniziano i controlli. Poco dopo anche il cacciatore che teniamo d'occhio viene informato. Si deduce dalle espressioni poco carine proferite al telefonino.
Riaggancia ringraziando l'interlocutore. Poi telefona subito.
«Gianni, son Toni. Scolta, vieme tore subito, che ghe xe le guardie in volta!»
«-»
«No, movate. Vien subito che go tuto fora»
«-»
«Movate $bestemmia, che se i me cata i me multa anca l'anima...»

Bingo. Ci alziamo e con calma copriamo i pochi passi che ci separano dal capanno.
Toni è troppo preso dalla conversazione e non si accorge di noi. Non subito.

«Si, toi su il pandin, che ghe sta tuto. Te spe...»
Toni incrocia il mio sguardo e non completa la frase.
Dicono che gli occhi sono lo specchio dell'anima, e nell'anima di Toni vedo il rapido vorticare di disperazione e paura lasciare posto al vuoto e alla rassegnazione. Toni entra in una specie di catalessi, immobile mi fissa ed allontana il cellulare dall'orecchio. Ci qualifichiamo, ma non credo che abbia sentito, non che le presentazioni fossero necessarie.
Ora si riesce a sentire la voce dell'interlocutore, Gianni.

«Toni! Toni! Cosa ghe xe? Dime!»

Toni non dice nulla

«Toni! Rispondame!»

Toni non risponde

Per Toni è troppo tardi.