La storia di questo dimenticato indennizzo inizia venti anni fa,
quando nel lontano 1992 venne approvata la legge 157 sulla
"protezione della fauna omeoterma e il prelievo venatorio".
Un po' per superficialità, distrazione, o forse per servilismo verso
la lobby dei cacciatori, di questa legge fu applicata in modo
puntuale e zelante tutta la parte riguardante il "prelievo
venatorio", mentre la protezione della fauna omeoterma,
evidentemente, poteva aspettare.
Tra gli articoli caduti nel dimenticatoio c'è anche il nostro
articolo 15, quello del rimborso.
Ma per capire la sua ragione di esistere bisogna tornare ancora
indietro nel tempo, fino al 1942, quando qualcuno volle "instillare
nell'italico maschio un sano spirito prebellico", emanando
l'articolo 842 cc, che concede ai cacciatori di entrare nei fondi
privati altrui per lo svolgimento della caccia, anche contro la
volontà del proprietario stesso.
Costui alcuni anni dopo fu ucciso e appeso a testa in giù a Milano,
ma l'articolo 842 gli sopravvisse, giungendo fino ai giorni nostri.
Tornando al 1992, durante la stesura della legge 157, il legislatore
si accorse dell'anticostituzionalità dell'articolo 842, ma non
potendolo cancellare (a causa dell'allora come oggi potente lobby di
cacciatori ed armieri) decise di riconoscere un indennizzo al
proprietario terriero. In poche parole, l'agricoltore non può
impedire che i suoi terreni vengano impiegati da altri per i loro
comodi, ma per questo deve essere remunerato. Questo è legge
(articolo 15 legge 157/92)
Da qui la servitù venatoria sarebbe diventata almeno rimborsata, e
l'onere ricadde sulle regioni, con fondi derivanti dalle licenze di
concessione venatoria.
Sarebbe. Perchè da allora l'articolo 15 è inchiostro su carta.
Nessuno si è mai ricordato della sua esistenza, se non durante la
stesura delle leggi regionali sulla caccia (massima priorità per
qualsiasi giunta regionale) le quali a volte delegano alle provincie
l'attuazione del rimborso.
Poi più nulla.
Sfortunatamente ad oggi il riconoscimento di questo diritto non è
automatico come dovrebbe essere, quindi il singolo agricoltore deve
attivarsi per ricordare alle istituzioni il credito che vanta.
Il modo più semplice per riuscirci è inviare una raccomandata A/R
alla regione/provincia dove sono ubicati i terreni, allegando anche
le visure catastali dei terreni stessi (gli stessi fogli usati per
calcolare l'IMU). Moduli e fax-simile sono reperibili sul sito www.faunalibera.it
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