Animali sporchi, in condizioni impossibili da descrivere. Ognuno era un autentico campionario di malattie. Le fotografie non le carico perchè, semplicemente, a mio parere sono troppo forti e disgustose.
I colleghi intervenuti mi hanno raccontato svariati dettagli, come il ritrovamento di numerose ossa in mezzo ai liquami che ricoprivano il fondo dei box, liquame incrostato da molto tempo. Un carabiniere entrando nello stabile dovette uscire subito per vomitare. I liquami, ormai fuoriusciti, colavano lungo il fianco della collina creando dissesto ed inquinando l'area. E in tutto questo il gentile proprietario che si vantava di usare il metodo Sparta per allevare i cani, solo i più forti sopravvivono, il che spiega il perchè le femmine avessero solo uno o due piccoli, non di più, cosa più unica che rara per questo tipo di cani.
Ovviamente i cani "allevati" non erano solo per lui, ma "preparati" per altri, forse alti papaveri, questo spiega il grande polverone sollevato al tempo dalla storia e il perchè la sentenza abbia avuto un esito alquanto particolare, con risvolti che sollevarono un nuovo polverone e che richiesero il ricorso alla corte di stato che ribadisse alcune cose che aveva già ribadito. Un proverbio recita "schei e amicizia orba ea giustizia"
L'articolo che uscì sul giornale
Le Guardie della LAC e dell’ENPA portano alla luce un allevamento lager di cani da caccia detenuti anche in gabbie con dieci centimetri di sterco
Mercoledì scorso 6 ottobre, le Guardie della LAC e dell’ENPA di Vicenza, su mandato del P.M. di Vicenza, Dott. Paolo Pecori, hanno effettuato una perquisizione domiciliare, ad Arcugnano (VI), presso l’abitazione di $nome, cacciatore, per verificare lo stato di detenzione di numerosi cani da caccia (bracchi tedeschi e setter). Le Guardie, appena entrate in quello che si poteva definire un vero e proprio lager, si sono travate subito davanti ad una situazione di degrado ed abbandono, in un’atmosfera nauseabonda, dove i cani erano detenuti in gabbie con una decina di centimetri di sterco sul fondo, sopra il quale il proprietario gettava loro dei tozzi di pane vecchio ed ammuffito. I cani da caccia erano detenuti in gabbie dove camminavano sprofondando in uno strato di escrementi; la zona che dovrebbe essere il ricovero notturno era costituita da un bancale di legno, anch’esso ricoperto da uno spesso strato di sterco. L’acqua era fornita in alcune ciotole ed era sporca, stagnante e dall’odore nauseabondo. Il cibo era gettato a terra sopra gli escrementi, in alcuni casi avariato e ammuffito; in alcuni box c’erano addirittura carcasse di carne cruda. Tra i cani c’era anche una madre con un cucciolo di poche settimane, anch’esso circondato dalla sporcizia, una cagna bracco gravida ed altri che presentavano piaghe, noduli e ferite non curate. Le Guardie volontarie, che hanno effettuato la perquisizione con massima professionalità, hanno operato avvalendosi della consulenza di un veterinario, il dott. Andrea Calzavara, e di una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Brendola. Alcuni dei box erano così sporchi che il veterinario non è potuto nemmeno entrare per visitare il cane rinchiuso. Le Guardie volontarie hanno sequestrato ben 31 animali, mentre i carabinieri della Stazione di Brendola hanno sequestrato due fucili da caccia. Il proprietario dei cani è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di maltrattamento di animali e di omessa custodia di armi. “Sembra quasi impossibile che ancora oggi ci siano dei figuri che detengono dei cani in queste orribili condizioni", ha dichiarato Andrea Zanoni presidente della LAC del Veneto. "Questo individuo, ma anche i suoi complici, meritano una pena esemplare; pare che ci siano già molti cacciatori preoccupati per le indagini in corso. Un ringraziamento va al dott. Calzavara, ai Carabinieri e, soprattutto, alle Guardie LAC ed ENPA che, a titolo gratuito, svolgono un compito importantissimo per il rispetto delle leggi, per la legalità e per la tutela degli animali.
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