$UE: Ciao. C'è posta per voi.Non abbiamo decreti in rinnovo, non abbiamo avanzato richieste, quindi dev'essere qualche rogna.
Io: Pofferbacco. Chi ci scrive di bello!
$UE: La prefettura.
Apro il plico ed infatti è un ricorso contro una sanzione.
I ricorsi arrivano in genere dalla polizia locale per sanzioni riguardanti i regolamenti comunali e le leggi ordinarie, dalla provincia per le sanzioni in materia di caccia e pesca, mentre dalla prefettura solo nel caso di malgoverno di animali. Questo perchè una volta era reato, e tecnicamente lo è ancora, ma siccome è depenalizzato ora ricade sotto le procedure riguardanti il codice della strada, quindi il ricorso va presentato al Prefetto.
Leggo. Il nome del ricorrente non mi è nuovo, controllo nell'archivio ed infatti è proprio una sanzione firmata di mio pugno. Vabbè, vediamo cosa scrivere il gentil signore nel suo ricorso. In realtà sono due scritti difensivi, uno fatto da un avvocato e uno scritto di pugno dal ricorrente, quest'ultimo datato il giorno dopo dell'elevazione della sanzione. Doveva bruciargli molto quella multa.
Effetto dissolvenza…
È una fresca giornata di mezzo autunno, io ed altri colleghi siamo di servizio venatorio in un area dei colli perché i residenti ci hanno sollecitato esasperati dai cacciatori senza regole e dai loro cani che vanno dappertutto.
Lasciamo la macchina parcheggiata in $strada_importante per andare a controllare alcune aree boschive e per precauzione lasciamo la telecamera della macchina accesa. Già altre volte la nostra macchina è stata riconosciuta e ci hanno fatto gli scherzoni, almeno stavolta avremmo saputo chi ringraziare.
Tornando alla macchina, nel mentre che caricavamo l'attrezzatura ci piomba incontro un cane, il quale andando avanti e indietro intralcia altri utenti della strada. Fatti i dovuti rilievi e messo in sicurezza il cane iniziamo la ricerca del proprietario, ricerca molto breve perchè è bastato seguire i fischi di richiamo.
Inizia il controllo del cacciatore, ordinaria amministrazione. Buon per lui le carte erano tutte in regola. Lui fa il simpaticone, ma si vede che è abbastanza preoccupato. Infatti...
Informato che si sarebbe proceduto ad elevare verbale per il malgoverno del suo cane il baldo cacciatore da in escandescenza, avanzando critiche sul nostro operato e sui miei scarponi, a detta sua troppo puliti. Lo stiamo chiamando a rispondere delle sue omissioni, inammissibile, è palesemente lesa maestà.
Il cacciatore pretende di vedere le prove, per farlo contento estraggo il cellulare mostrandogli le foto del suo cucciolotto in mezzo alla strada. A quel punto veniamo accusati di aver chiamato apposta il cane per fargli prendere la multa, e di non fare i controlli che davvero servono, dove servono. Che guarda caso è sempre altrove. Quando non si vuole ammettere di aver commesso un errore non c'è niente da fare.
Tornati nuovamente alla macchina controlliamo la videocamera, che anch'essa ha ripreso tutta la scena del cane che per poco non fa cadere dei ciclisti.
Fine effetto dissolvenza...
Comincio a leggere il primo ricorso, quello scritto a mano.
Tornati nuovamente alla macchina controlliamo la videocamera, che anch'essa ha ripreso tutta la scena del cane che per poco non fa cadere dei ciclisti.
Fine effetto dissolvenza...
Comincio a leggere il primo ricorso, quello scritto a mano.
Non ci credo.
Lo rileggo.
Grasse risate sconquassano la mia gabbia toracica.
In pratica il ricorso è un accozzaglia di sconclusionate accuse ed illazioni con un marcato tono polemico, proprio il genere di cosa che irrita il burocrate che deve seguire il procedimento. È stato proprio scritto di getto, doveva bruciargli davvero tanto tanto. Tra l'altro il gentil cacciatore, probabilmente preso nella foga dello scrivere, non si è accorto che di fatto ha prodotto una confessione.
Il ricorso in parole povere si può riassumere così.
"Questi brutti e cattivi mi hanno detto che mi facevano la multa, io non ci credevo, ho preteso di vedere le prove, e mi hanno fatto pure vedere le foto dove c'era davvero il mio cane in strada! Ma io dal bosco mica vedevo. E poi questi qui non sono dei veri agenti, sono solo dei volontari, non hanno la pistola, quindi io non voglio pagare la multa. Ma è possibile che uno non possa andare a caccia tranquillo ma invece deve stare attento a cento cose che poi arrivano sti ragazzotti che si credono chissà chi a fare multe?"
Perchè il burocrate ci ha mandato la richiesta del rapporto amministrativo invece di mandargli subito l'ingiunzione di pagamento? Semplice, per l'altro ricorso, quello fatto da un avvocato. Lo leggo. Sghingazzo. Questo è fatto decisamente meglio, ma però l'avvocato aveva le mani legate dal primo scritto difensivo, quindi si è dovuto limitare cavillando su dettagli nel disperato tentativo di gettare fumo sugli occhi.
La Prefettura chiedeva delucidazioni di fatto e di diritto, le prime sono doverose anche se il gentil cacciatore aveva già involontariamente ammesso tutto. È bastato allegare un paio di foto e richiamare le stesse parole del ricorrente.
Diritto. Qui la cosa si complica, poichè l'avvocato si è impegnato nel tentativo di farci apparire come degli ignoranti che irrogano sanzioni senza logica. L'avvocato tenta anche l'arrampicata sugli specchi cavillando su commi e dettagli in realtà molto chiari. Con l'aiuto di $Collega_RP smontiamo punto per punto le perplessità esposte nel ricorso ed alleghiamo un poche di sentenze passate in giudicato, cosa che non guasta mai.
Quanto costa un malgoverno di animali? È una sanzione da 50€. Quanto sarà costato il ricorso? Almeno il doppio, e a giudicare dalla pomposità e complessità dello scritto presentato dall'avvocato non mi sorprenderebbe se il costo fosse anche molto, molto più alto.
Perchè?
Perchè presentare un ricorso quando si sa di essere in torto, quindi pagare l'avvocato più la sanzione che sicuramente verrà maggiorata? In questo caso fino a 258€.
Non sono rari cacciatori che si oppongo a verbali da 25€ pagandone centinaia dopo. Perchè questo comportamento irrazionale?
Semplice. Le ragioni in realtà sono due, una di principio e una di "consuetudine". Il cacciatore probabilmente accetterebbe la sanzione da un provinciale o da un forestale, ma da una "guardia animalara", come ci chiamano, no. È lesa maestà, loro sono la crema, paladini dei veri, giusti e sani principi, noi no, siamo malvagi usurpatori con idee strane e pericolose, non possiamo avere ragione, non dobbiamo avere ragione, mai. È una questione di principio.
Una sanzione da parte nostra è un onta, un disonore inaccettabile. So di almeno un cacciatore che, colto in flagranza, da quel momento ha attaccato il fucile al chiodo, ma non per aver realizzato le sue colpe, ma per la vergogna di "essere stato beccato".
Poi c'è la questione della consuetudine. Molti comportamenti illegali, come il malgoverno del cane, fino a pochi anni fa erano abbondantemente tollerati. Complice una sostanziale assenza dei controlli il cacciatore si è sempre sentito padrone in casa d'altri, senza limiti o regole imposte. A dicembre e gennaio sovente capitano controlli di cacciatori che in tutta la stagione non hanno mai ricevuto una visita di un organo di vigilanza, sebbene abbiano consumato la maggior parte delle giornate a loro disposizione. In alcune occasioni il cacciatore confessa che nella sua lunga carriera non è mai stato controllato e non sa bene cosa deve fare.
Ora, come potrà reagire un soggetto così davanti a una sanzione per un comportamento che lui considera giusto e sacrosanto? Specialmente quando la sanzione la firma una guardia con gli scarponi troppo puliti™? Sarà vista come un sopruso, un ingiustizia, la lesione di un diritto acquisito.
E giù di ricorso, che verrà abbattuto con quattro colpi di click.
In pratica il ricorso è un accozzaglia di sconclusionate accuse ed illazioni con un marcato tono polemico, proprio il genere di cosa che irrita il burocrate che deve seguire il procedimento. È stato proprio scritto di getto, doveva bruciargli davvero tanto tanto. Tra l'altro il gentil cacciatore, probabilmente preso nella foga dello scrivere, non si è accorto che di fatto ha prodotto una confessione.
Il ricorso in parole povere si può riassumere così.
"Questi brutti e cattivi mi hanno detto che mi facevano la multa, io non ci credevo, ho preteso di vedere le prove, e mi hanno fatto pure vedere le foto dove c'era davvero il mio cane in strada! Ma io dal bosco mica vedevo. E poi questi qui non sono dei veri agenti, sono solo dei volontari, non hanno la pistola, quindi io non voglio pagare la multa. Ma è possibile che uno non possa andare a caccia tranquillo ma invece deve stare attento a cento cose che poi arrivano sti ragazzotti che si credono chissà chi a fare multe?"
Perchè il burocrate ci ha mandato la richiesta del rapporto amministrativo invece di mandargli subito l'ingiunzione di pagamento? Semplice, per l'altro ricorso, quello fatto da un avvocato. Lo leggo. Sghingazzo. Questo è fatto decisamente meglio, ma però l'avvocato aveva le mani legate dal primo scritto difensivo, quindi si è dovuto limitare cavillando su dettagli nel disperato tentativo di gettare fumo sugli occhi.
La Prefettura chiedeva delucidazioni di fatto e di diritto, le prime sono doverose anche se il gentil cacciatore aveva già involontariamente ammesso tutto. È bastato allegare un paio di foto e richiamare le stesse parole del ricorrente.
Diritto. Qui la cosa si complica, poichè l'avvocato si è impegnato nel tentativo di farci apparire come degli ignoranti che irrogano sanzioni senza logica. L'avvocato tenta anche l'arrampicata sugli specchi cavillando su commi e dettagli in realtà molto chiari. Con l'aiuto di $Collega_RP smontiamo punto per punto le perplessità esposte nel ricorso ed alleghiamo un poche di sentenze passate in giudicato, cosa che non guasta mai.
Quanto costa un malgoverno di animali? È una sanzione da 50€. Quanto sarà costato il ricorso? Almeno il doppio, e a giudicare dalla pomposità e complessità dello scritto presentato dall'avvocato non mi sorprenderebbe se il costo fosse anche molto, molto più alto.
Perchè?
Perchè presentare un ricorso quando si sa di essere in torto, quindi pagare l'avvocato più la sanzione che sicuramente verrà maggiorata? In questo caso fino a 258€.
Non sono rari cacciatori che si oppongo a verbali da 25€ pagandone centinaia dopo. Perchè questo comportamento irrazionale?
Semplice. Le ragioni in realtà sono due, una di principio e una di "consuetudine". Il cacciatore probabilmente accetterebbe la sanzione da un provinciale o da un forestale, ma da una "guardia animalara", come ci chiamano, no. È lesa maestà, loro sono la crema, paladini dei veri, giusti e sani principi, noi no, siamo malvagi usurpatori con idee strane e pericolose, non possiamo avere ragione, non dobbiamo avere ragione, mai. È una questione di principio.
Una sanzione da parte nostra è un onta, un disonore inaccettabile. So di almeno un cacciatore che, colto in flagranza, da quel momento ha attaccato il fucile al chiodo, ma non per aver realizzato le sue colpe, ma per la vergogna di "essere stato beccato".
Poi c'è la questione della consuetudine. Molti comportamenti illegali, come il malgoverno del cane, fino a pochi anni fa erano abbondantemente tollerati. Complice una sostanziale assenza dei controlli il cacciatore si è sempre sentito padrone in casa d'altri, senza limiti o regole imposte. A dicembre e gennaio sovente capitano controlli di cacciatori che in tutta la stagione non hanno mai ricevuto una visita di un organo di vigilanza, sebbene abbiano consumato la maggior parte delle giornate a loro disposizione. In alcune occasioni il cacciatore confessa che nella sua lunga carriera non è mai stato controllato e non sa bene cosa deve fare.
Ora, come potrà reagire un soggetto così davanti a una sanzione per un comportamento che lui considera giusto e sacrosanto? Specialmente quando la sanzione la firma una guardia con gli scarponi troppo puliti™? Sarà vista come un sopruso, un ingiustizia, la lesione di un diritto acquisito.
E giù di ricorso, che verrà abbattuto con quattro colpi di click.