lunedì 28 agosto 2017

Lesa Maestà

$UE: Ciao. C'è posta per voi.
Io: Pofferbacco. Chi ci scrive di bello!
$UE: La prefettura.
Non abbiamo decreti in rinnovo, non abbiamo avanzato richieste, quindi dev'essere qualche rogna.
Apro il plico ed infatti è un ricorso contro una sanzione.
I ricorsi arrivano in genere dalla polizia locale per sanzioni riguardanti i regolamenti comunali e le leggi ordinarie, dalla provincia per le sanzioni in materia di caccia e pesca, mentre dalla prefettura solo nel caso di malgoverno di animali. Questo perchè una volta era reato, e tecnicamente lo è ancora, ma siccome è depenalizzato ora ricade sotto le procedure riguardanti il codice della strada, quindi il ricorso va presentato al Prefetto.

Leggo. Il nome del ricorrente non mi è nuovo, controllo nell'archivio ed infatti è proprio una sanzione firmata di mio pugno. Vabbè, vediamo cosa scrivere il gentil signore nel suo ricorso. In realtà sono due scritti difensivi, uno fatto da un avvocato e uno scritto di pugno dal ricorrente, quest'ultimo datato il giorno dopo dell'elevazione della sanzione. Doveva bruciargli molto quella multa.

Effetto dissolvenza…
È una fresca giornata di mezzo autunno, io ed altri colleghi siamo di servizio venatorio in un area dei colli perché​ i residenti ci hanno sollecitato esasperati dai cacciatori senza regole e dai loro cani che vanno dappertutto.
Lasciamo la macchina parcheggiata in $strada_importante per andare a controllare alcune aree boschive e per precauzione lasciamo la telecamera della macchina accesa. Già altre volte la nostra macchina è stata riconosciuta e ci hanno fatto gli scherzoni, almeno stavolta avremmo saputo chi ringraziare.
Tornando alla macchina, nel mentre che caricavamo l'attrezzatura ci piomba incontro un cane, il quale andando avanti e indietro intralcia altri utenti della strada. Fatti i dovuti rilievi e messo in sicurezza il cane iniziamo la ricerca del proprietario, ricerca molto breve perchè è bastato seguire i fischi di richiamo. 
Inizia il controllo del cacciatore, ordinaria amministrazione. Buon per lui le carte erano tutte in regola. Lui fa il simpaticone, ma si vede che è abbastanza preoccupato. Infatti...
Informato che si sarebbe proceduto ad elevare verbale per il malgoverno del suo cane il baldo cacciatore da in escandescenza, avanzando critiche sul nostro operato e sui miei scarponi, a detta sua troppo puliti. Lo stiamo chiamando a rispondere delle sue omissioni, inammissibile, è palesemente lesa maestà.
Il cacciatore pretende di vedere le prove, per farlo contento estraggo il cellulare mostrandogli le foto del suo cucciolotto in mezzo alla strada. A quel punto veniamo accusati di aver chiamato apposta il cane per fargli prendere la multa, e di non fare i controlli che davvero servono, dove servono. Che guarda caso è sempre altrove. Quando non si vuole ammettere di aver commesso un errore non c'è niente da fare.
Tornati nuovamente alla macchina controlliamo la videocamera, che anch'essa ha ripreso tutta la scena del cane che per poco non fa cadere dei ciclisti. 
Fine effetto dissolvenza...

Comincio a leggere il primo ricorso, quello scritto a mano.
Non ci credo.
Lo rileggo.
Grasse risate sconquassano la mia gabbia toracica.

In pratica il ricorso è un accozzaglia di sconclusionate accuse ed illazioni con un marcato tono polemico, proprio il genere di cosa che irrita il burocrate che deve seguire il procedimento. È stato proprio scritto di getto, doveva bruciargli davvero tanto tanto. Tra l'altro il gentil cacciatore, probabilmente preso nella foga dello scrivere, non si è accorto che di fatto ha prodotto una confessione.
Il ricorso in parole povere si può riassumere così.
"Questi brutti e cattivi mi hanno detto che mi facevano la multa, io non ci credevo, ho preteso di vedere le prove, e mi hanno fatto pure vedere le foto dove c'era davvero il mio cane in strada! Ma io dal bosco mica vedevo. E poi questi qui non sono dei veri agenti, sono solo dei volontari, non hanno la pistola, quindi io non voglio pagare la multa. Ma è possibile che uno non possa andare a caccia tranquillo ma invece deve stare attento a cento cose che poi arrivano sti ragazzotti che si credono chissà chi a fare multe?"

Perchè il burocrate ci ha mandato la richiesta del rapporto amministrativo invece di mandargli subito l'ingiunzione di pagamento? Semplice, per l'altro ricorso, quello fatto da un avvocato. Lo leggo. Sghingazzo. Questo è fatto decisamente meglio, ma però l'avvocato aveva le mani legate dal primo scritto difensivo, quindi si è dovuto limitare cavillando su dettagli nel disperato tentativo di gettare fumo sugli occhi.

La Prefettura chiedeva delucidazioni di fatto e di diritto, le prime sono doverose anche se il gentil cacciatore aveva già involontariamente ammesso tutto. È bastato allegare un paio di foto e richiamare le stesse parole del ricorrente.
Diritto. Qui la cosa si complica, poichè l'avvocato si è impegnato nel tentativo di farci apparire come degli ignoranti che irrogano sanzioni senza logica. L'avvocato tenta anche l'arrampicata sugli specchi cavillando su commi e dettagli in realtà molto chiari. Con l'aiuto di $Collega_RP smontiamo punto per punto le perplessità esposte nel ricorso ed alleghiamo un poche di sentenze passate in giudicato, cosa che non guasta mai.

Quanto costa un malgoverno di animali? È una sanzione da 50€. Quanto sarà costato il ricorso? Almeno il doppio, e a giudicare dalla pomposità e complessità dello scritto presentato dall'avvocato non mi sorprenderebbe se il costo fosse anche molto, molto più alto.

Perchè?

Perchè presentare un ricorso quando si sa di essere in torto, quindi pagare l'avvocato più la sanzione che sicuramente verrà maggiorata? In questo caso fino a 258€.
Non sono rari cacciatori che si oppongo a verbali da 25€ pagandone centinaia dopo. Perchè questo comportamento irrazionale?
Semplice. Le ragioni in realtà sono due, una di principio e una di "consuetudine". Il cacciatore probabilmente accetterebbe la sanzione da un provinciale o da un forestale, ma da una "guardia animalara", come ci chiamano, no. È lesa maestà, loro sono la crema, paladini dei veri, giusti e sani principi, noi no, siamo malvagi usurpatori con idee strane e pericolose, non possiamo avere ragione, non dobbiamo avere ragione, mai. È una questione di principio.
Una sanzione da parte nostra è un onta, un disonore inaccettabile. So di almeno un cacciatore che, colto in flagranza, da quel momento ha attaccato il fucile al chiodo, ma non per aver realizzato le sue colpe, ma per la vergogna di "essere stato beccato".

Poi c'è la questione della consuetudine. Molti comportamenti illegali, come il malgoverno del cane, fino a pochi anni fa erano abbondantemente tollerati. Complice una sostanziale assenza dei controlli il cacciatore si è sempre sentito padrone in casa d'altri, senza limiti o regole imposte. A dicembre e gennaio sovente capitano controlli di cacciatori che in tutta la stagione non hanno mai ricevuto una visita di un organo di vigilanza, sebbene abbiano consumato la maggior parte delle giornate a loro disposizione. In alcune occasioni il cacciatore confessa che nella sua lunga carriera non è mai stato controllato e non sa bene cosa deve fare.
Ora, come potrà reagire un soggetto così davanti a una sanzione per un comportamento che lui considera giusto e sacrosanto? Specialmente quando la sanzione la firma una guardia con gli scarponi troppo puliti™? Sarà vista come un sopruso, un ingiustizia, la lesione di un diritto acquisito.

E giù di ricorso, che verrà abbattuto con quattro colpi di click.

lunedì 21 agosto 2017

FAX

Suona il telefono di casa. Guardo l'orologio, è tarda mattinata ed effettivamente potrei anche alzarmi. Mi dirigo all'apparecchio ed alzo la cornetta.

PI PI FIIIIIIIIIIIIIII

Butto giù la cornetta. Trattasi di qualcuno che ha cercato di mandare un fax ed evidentemente ha sbagliato numero.

Preparo la mia lauta colazione e proprio quando sto per addentare il primo cucchiaione il telefono suona di nuovo

Alzo la cornetta

Io: Pron...
PI PI FIIIIIIIIIIIIIII

Butto giù di nuovo, l'alternativa sarebbe stare a fischiettare con il fax dall'altra parte per tentare di stabilire la connessione, cosa che non mi sarebbe riuscita sto gran che bene.

Finisco il mio pasto e tutto soddisfatto mi dirigo a controllare piante e porcellini d'india, che sicuramente avranno bisogno d'acqua. Ma il telefono suona...

Un biscotto a chi indovina.

Esatto, ancora il dannato fax. Inizio ad infastidirmi, ma non posso fare molto, non avevo l'identificativo del chiamante quindi non potevo scoprire chi tentava inutilmente di inviare il fax.

La giornata prosegue con numerosi tentativi di invio, tutti destinati al fallimento, visto che come si sarà intuito io non ho mai avuto un apparecchio fax.

Il giorno seguente inizia allo stesso modo, con il maledetto telefono che inutilmente tenta di ricevere un fax. E io mi chiedo "Chi potrà essere così idiota da tentare una dozzina abbondante di invii, tutti falliti, senza fare un colpo di telefono al destinatario per capire quale sia il problema?" Perchè ovviamente dalla loro parte il rapportino avrà senza dubbio un bel "FALLITO" stampato a caratteri cubitali.

Infatti, dopo un altro paio di invii falliti alzo la cornetta aspettandomi ancora il pungente fischio della povera ed ottusa macchina, ed invece

$B: Allora, possiamo inviarvelo questo fax?

La voce dall'altra parte è acuta come i fischi del fax, per di più acida e irritata, il che mi indispone immediatamente. È il tipo di voce di chi non pensa minimamente di sbagliare, di aver cannato per una ventina di volte un numero di telefono, la colpa è degli altri ovviamente.

Io: Innanzitutto buongiorno. Se ci tiene faccia pure, ma io qui non lo ricevo
$B: Come non lo ricevete? È da due giorni che cerchiamo di inviarvelo!
Io: Esatto, non lo posso ricevere. E non capisco perchè vogliate inviarmene uno.
$B: E non avete pensato di avvertirci che avete problemi col vostro apparecchio?

Allontano la cornetta dall'orecchio, la voce è così acida che temo possa squagliarla. Sorprendentemente ciò non accade.

Io: E chi dovrei avvertire di grazia? Io non ho nessun apparecchio fax, mai avuto uno e per quel che ne so mai ne avrò uno. E già che ci siamo, chi siete voi?

Silenzio

$B: Come non avete un fax?
Ora la voce è già meno acida e stridula. Forse comincia a capire.
Io: Esatto, mi creda, so cosa ho in casa e di sicuro non ho un fax.

Silenzio

$B: Ma non siete la $Ditta_mai_sentita?
Io: No, mai sentita. Questa è casa $Mio_cognome, casa mia!
La voce ora ha un tono vagamente preoccupato

$B: È il numero $Mio_numero_di_telefono?
Io: Si, è questo il numero
$B: E non siete $Ditta_mai_sentita?
Io: Esatto, è casa mia, e ho questo numero da almeno dieci anni. Mi creda.

Silenzio

Io: Mi sa che avete il numero sbagliato
$B: Mi sa anche a me. Mi spiace tanto. Scusi il disturbo. Non volevo.

lunedì 14 agosto 2017

Braccato

Siamo al risto-bar dopo una mattinata intensa di controlli.
Anche diversi cacciatori erano a ristorarsi raccontandosi le storie più assurde in merito alle loro eroiche gesta. Animali che violando le leggi della fisica riescono a portarsi fuori tiro, uccelli che in stile matrix schivano i pallini, avvistamenti di creature ignote alla scienza. Alcuni cacciatori si vantano delle prodezze usate per aggirare possibili controlli. Noi prendiamo nota, probabilmente anche queste sono balle, ma è sempre buono a sapersi. C'è da dire che alcune idee hanno un che di geniale.
Riusciamo a passare inosservati perchè siamo in abiti civili e in una zona abbastanza distante da quella controllata.

Entra una nostra conoscenza, un cacciatore che quella mattina era stato sorpreso ad aver abbattuto una specie diversamente cacciabile, che va a sedersi ad un tavolo con altri vestiti in mimetica. E inizia il racconto fiume...
I dettagli del rocambolesco inseguimento si sprecano, dei suoi tentativi per sfuggire e disfarsi la preda. Tutto inutile, eravamo in troppi ed evidentemente il tutto era pianificato ad arte per catturarlo. Non poteva avere scampo. Secondo lui avevamo ricevuto una soffiata da qualcun altro invidioso della sua bravura. Perchè commettere reati in questo contesto è considerato "bravura".
Tali eventi però sono accaduti solo nella sua fervida fantasia, in realtà il pollo si era fatto beccare durante un normale controllo di routine, ma ovviamente non poteva dirlo così, avrebbe fatto brutta figura.

La discussione prosegue e il nostro eroe inizia a piagnucolare con i suoi compagni lamentandosi dell'ingiustizia subita, perchè lui, povera stella, stava solo cacciando protetti, mica come quelli giù a Roma che mangiano miliardi.
Ciò che il nostro eroe dimentica con troppa disinvoltura è che la legge è legge, e con le sue azioni dimostra di essere fatto della stessa spregevole materia delle persone che tanto detesta, ciò che cambia è solo l'ammontare del rubato. Perchè lui, quando uccide e incarniera qualcosa che non deve lo sta rubando a tutti, alla collettività, esattamente come i corrotti rubano i soldi pubblici.
Come disse un mio mentore "I peccati altrui non assolvono te dai tuoi", ma questo è un concetto troppo grande per menti così piccole.

I compari del nostro eroe sono della sua stessa lega, augurandosi che una disgrazia del genere non gli capiti mai. L'idea di comportarsi correttamente non passa neanche per l'anticamera del cervello e essere chiamati a rispondere delle proprie azioni è un concetto completamente alieno. Perchè i cattivi siamo noi, la legge, la società intera. Loro sono i buoni, i giusti, i paladini difensori della tradizione. Anzi, sono la Tradizione, e per questo tutto gli è concesso. I diritti degli altri, la giustizia, il rispetto, sono tutti sacrificabili all'altare del carniere.
La fauna è loro esclusiva proprietà. L'ambiente pure. Non è raro il ricorso alla minaccia o alla violenza per raggiungere i propri scopi ed ostacolare chi vorrebbe vivere in modo diverso da loro. I fatti di cronaca sono pieni di esempi.

Infatti il discorso degenera su cosa farebbero volentieri a noi e a tutti quei maledetti che vanno a fare escursioni a piedi o in bicicletta spaventando le loro prede.

Mentre i nostri guerrieri stanno fantasticando su questo distopico paradiso, quello che abbiamo sanzionato realizza chi sono quelli seduti a pochi metri di distanza. Capisce che abbiamo sentito tutto. La sua virilità e sicurezza svaniscono. Stranamente non trova il coraggio di mantenere le promesse fatte pochi istanti prima ai suoi compari, e dire che l'occasione gli è servita su un piatto d'argento.

Finiamo il nostro lauto pasto e lasciamo il ristorante per rimetterci in marcia, altri eroi aspettano la nostra visita, così da poter scrivere nuovi capitoli dell'epica saga del cacciatore vessato dalla crudeltà di un mondo che, semplicemente, vuole progredire.

lunedì 7 agosto 2017

Mettetevi d'accordo!

Proprio come recita Nonciclopedia, a volte la realtà mette la freccia e supera la fantasia. Quindi chi legge e non crede è perdonato.

Giungo in stazione alle ore 8:00 giusto in tempo per prendere il treno delle 5:30...
Il tabellone degli orari è tutto un soppresso - soppresso - soppresso, il che mi fa subito sospettare l'ennesimo SNAFU di trenitalia.
Rapidamente scopro che durante la notte un merci è deragliato, almeno stavolta hanno una valida scusa.

In stazione sono parcheggiati numerosi treni che si contendono l'unico binario rimasto disponibile per proseguire la loro corsa, e quello delle 5:30 dovrebbe essere il prossimo. Sgomitando riesco a salire, e per botta di fortuna mi approprio di un posto a sedere in testa alla prima vettura. Due metri più avanti c'è il macchinista che ha lasciato la porta aperta, quindi potevo vedere e sentire tutto.

Dieci minuti dopo il treno riceve luce verde. Il macchinista chiude le porte e avvia il treno verso la tanto agognata dest

PIRORIRORIRORIRO!
BIP! BIP! BIP!

La plancia del treno è avvolta da una cacofonia di allarmi; il macchinista impreca, aziona i freni e zittisce gli allarmi. Gli suona il telefono, risponde, impreca di nuovo e ingrana la retromarcia. Si torna i stazione...
Il treno non fa tempo a tornare completamente al binario che il macchinista riceve un altra telefonata. Impreca e insulta di nuovo. Il treno torna ora ad avanzare verso la destinazione. Ma poche decine di metri dopo...
PIRORIRORIRORIRO!
BIP! BIP! BIP!

Di nuovo le sirene, ancora il cellulare. Nuovi insulti e nuova retromarcia in stazione.

Altra telefonata, altro giro di giostra.

Alla terza o quarta retromarcia - non ricordo esattamente - il cellulare suona ancora e il macchinista, visibilmente alterato risponde
<<Non me ne frega un ca$$o, finchè non vi mettete d'accordo, io da $città non mi muovo più>>

Detto fatto, il treno torna al binario, le porte si aprono e il macchinista scende per prendere aria.

Successivamente scopro il perchè del siparietto. Due stazioni non avevano comunicato correttamente, forse per i danni al sistema provocati dal deragliamento; quando il treno usciva dalla stazione dall'altra lo chiamavano per fermarlo, poichè il binario per loro era occupato da un altro treno, ma quando tornava indietro la prima stazione lo esortava a partire poichè per loro il binario era libero. Giustamente il macchinista, non sapendo di chi fidarsi, preferì andare sul sicuro e rimanere in stazione.

Alla fine le due stazioni si misero d'accordo, nessun altro treno occupava la linea e quindi si poteva proseguire in sicurezza.