lunedì 8 gennaio 2018

La vendetta del bagolaro

Dietro la mia vecchia casa vi è un complesso residenziale abbastanza recente, ma prima era sede di una vecchia fornace un tempo collocata fuori città, ma che con l'espandersi della stessa la fornace venne inglobata e cadde in disuso, abbandonata. Gli edifici nel corso dei decenni vennero avvolti dalle piante e l'asfalto del piazzale venne rotto da giovani alberi, liberi di impossessarsi di quel nuovo territorio.
Molto tempo dopo, anche e soprattutto a causa del fatto che gli edifici pericolanti vennero occupati da gente poco raccomandabile, le amministrazioni decisero di "riqualificare" l'area trasformandola in una moderna area residenziale. Gli edifici già esistenti, essendo considerati "resti archeoindustriali", vennero ristrutturati ripristinandone l'aspetto che dovevano avere nell'altro secolo, mentre per l'area pseudoboschiva formatasi il destino non poteva essere che uno solo. Capisco che i lavori di edificazione siano complicati dalla presenza di piante e cespugli, ma sono convinto che non sia sempre necessaria la totale eradicazione di ogni forma di vita vegetale.
Le piante sono generalmente impotenti davanti alla forza di ruspe e trattori, ma non significa che non provino a difendersi.

Questa è la storia di un bagolaro (celtis australis) che ha venduto cara la pelle, cagionando il maggior danno possibile.
Il bagolaro è anche noto come "spaccasassi", un nome una garanzia. Il legno, anche se non pregiato, è duro ed elastico, e l'apparato radicale appunto è abbastanza potente da frantumare i sassi.

Probabilmente i rudi e nerboruti operai del cantiere non lo sapevano.

Già l'opera di taglio si rivelò complessa, impegnando la squadra di operai più tempo del previsto. Lo si poteva capire dallo sbraitare e l'agitarsi del capocantiere, vestito con maglietta a maniche corte nonostante le temperature tardo autunnali, che incitava i suoi uomini a bestemmie e picchiando un grosso tubo sui cingoli di una ruspa e sul tronco del povero bagolaro, ormai mutilato.
Per velocizzare l'opera il capocantiere diede ordine di spingere via il tronco e tutto il ceppo con una grossa rupa. Cosa sarà mai.
La ruspa provò uno, due, tre volte, senza che il ceppo si muovesse di un millimetro. Il capocantiere continuando a picchiare il tubo sui cingoli ordinò di prendere una bella rincorsa.

Si ruppe la benna della ruspa.

Come nei cartoni della Pantera Rosa il buffo capocantiere iniziò a saltare agitando le braccia e lanciando incomprensibili maledizioni. Chiamò un'altra ruspa, più grossa, e ordinò di legare il ceppo al braccio in modo da sollevarlo ed estrarlo da terra. Il ruspista dava potenza, la ruspa affannava, il braccio si piegava. Niente da fare, il ruspista fece cenno al capocantiere, non funzionava. Il capocantiere non volle sentire ragioni e ordinò di provare a dare strattoni forti. Il ruspista provò.

Si ruppe il pistone idraulico del braccio.
Il ceppo di bagolaro non si mosse di un millimetro.

La ruspa ferita si allontanava mentre il capocantiere, ancora più isterico, saltava qui e li come un grillo reclutando tutti gli uomini che riusciva a trovare. Decisero di scavare attorno a ciò che restava dell'albero, segando le radici man mano che le incontravano. Scavare con una ruspa non era possibile perché l'apparato radicale era ben sviluppato ed affrancato, le radici erano troppo grosse per essere spezzate dalla pala meccanica. Fu un lungo e faticoso lavoro di vanghe e motoseghe. La mia memoria ritorna alle lezioni di storia, ai tempi in cui gli antichi ingegneri scavavano sotto le fortificazioni nemiche allo scopo di far poi collassare i tunnel e con loro le mura di cinta soprastanti.

Verso il tardo pomeriggio la trincea scavata attorno al rivoltoso albero era completa, profonda e larga a sufficienza. Tutti erano pronti ad assaporarsi il momento, l'albero non avrebbe più potuto resistere. Ed avevano ragione. Ma purtroppo per loro il bagolaro aveva la sua ultima carta da giocare.

Legarono con grosse catene il tronco ad una ruspa, ed iniziarono a tirare. Lentamente il ceppo iniziò a piegarsi, venendo estratto dal terreno, ma c'era ancora qualcosa che tratteneva il dannato ceppo. La ruspa dava sempre più potenza.
 
CRAK!

Un muro di cinta del condominio crolla

Un prepotente getto d'acqua schizza fuori dal terreno

Ebbene sì, le ultime radice crescevano attorno a una condotta idrica e pericolosamente vicino al muretto del condominio. E il ceppo estratto dal terreno si è portato dietro tutto...

*****

A distanza di qualche anno, terminati i lavori, lì hanno fatto una pista ciclabile, e nel punto esatto dove viveva il protagonista di questa storia ora cresce un qualche tipo di melo ornamentale a fare ombra ai ciclisti.

Come dicevo, a volte sarebbe meglio lasciare qualche pianta

lunedì 1 gennaio 2018

Auto finanziamenti

Ogni tanto capita che ci venga chiesto dove troviamo i fondi per operare. Può essere un cittadino non troppo felice della nostra visita ed in vena di polemiche, ma altre volte sono persone davvero incuriosite e magari desiderose di fornire un supporto reale alla causa.
Siamo tutti volontari, nessuno di noi è retribuito, al momento in cui scrivo non abbiamo automezzi del nucleo, usiamo i nostri personali (con i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano). Quindi non abbiamo particolari spese vive. Le attrezzature come divisa, fregi, lettori di chip e altri supporti tecnologici sono costosette ma l'acquisto è una tantum. La maggior spesa paradossalmente viene dai costi di cancelleria e dalle spese di notifica.
Insomma, con un uso oculato delle risorse riusciamo a muoverci agevolmente. Certo, con più fondi potremmo permetterci qualche veicolo più adatto di una povera Twingo, la mia povera Twingo. Ma questo è ciò che passa il convento.
Una forma di "autofinanziamento" discretamente efficiente, messa a punto da $Collega_M, è quella del casello autostradale. Autofinanziamento nel senso che lo facciamo proprio in auto.
A volte capita di dover usufruire dei servizi delle autostrade perché dobbiamo giungere sul posto nel più breve tempo possibile, o perché non abbiamo abbastanza tempo per evadere tutte le segnalazioni.
Al casello d'uscita, mentre paghiamo il dovuto, $Collega_M compie una rapida scansione dell'asfalto e dello sportellino dove la macchina fornisce il resto. Rapida come un giaguaro individua e si appropria di eventuali monetine cadute o dimenticate. Incredibilmente ogni volta salta fuori una porzione interessante della tariffa, occasionalmente anche più di quanto pagato. Sì, la fortuna di $Collega_M è sfacciata.

Alcuni dicono che è il karma che ci ricompensa per le nostre buone azioni. Io non ci credo, ma è bello pensare che ci sia una stella che ci guarda e ci assiste…