lunedì 29 maggio 2017

E se n'è andato con un POP!

Router telecom, il famoso alice pirelli gate 2plus bla bla, che pirelli non è. La telecom, per risparmiare, acquistò anche gli indial face, mettendogli la stessa scocca del pirelli, rendendoli quasi indistinguibili.

Stendiamo un telo pietoso sui paperocchi per farlo funzionare decentemente con il mulo. Dopo un anno di maltrattamenti decide di tirare le cuoia e andare nella valhalla. Chiamo il 187. Molti 1 dopo
Tecnico: Buongiorno 187 in cosa posso esserle utile?
Io: Salve, ho bisogno della sostituzione del router in comodato d'uso, quello che ho si è bruciato.
T: Guardi, prima dobbiamo controllare che nel suo pc non ci siano virus e che le prese a muro siano a posto.
I: Presto fatto, io uso ubuntu, quindi niente virus, le prese sono a posto, altrimenti ora non staremmo qui a parlarci.
T: Dobbiamo controllare lo stesso, questo le crea problemi?
I: Nessun problema, però ascolti un attimo. Qui se n'è andato da poco un temporale. C'è stato un fulmine seguito da un forte sbalzo di tensione, il router ha fatto un sonoro "POP" e tutto il fumo magico è scappato via. Da quel momento non si accende più. Ora, se vuole controlliamo pure le prese a muro, ma io sono fermamente convinto che sia il router ad essere bruciato.
T: Ehm... Ok, ho registrato la richiesta, domani vada pure a farselo sostituire al centro 187 di via xxx

Il giorno dopo al centro 187
Io: Buon giorno, sono qui per la sostituzione del router, bla bla bla... Già che ci siamo, mi potete dare il vero alice pirelli gate e non quella chiavica della indial face?
Il tipo mi guarda negli occhi, io ricambio.
T: Usi XP o vista?
Io: Linux e BSD
T: Ah, ok, forse ne ho ancora uno in magazzino.
E così sono diventato possessore del mitico pirelli gate autentico, che tutto sommato non è neanche tanto male.

lunedì 22 maggio 2017

Una figura del picchio

$caponucleo racconta di un controllo fatto molto tempo prima.
Cacciatore in atteggiamento di caccia che a giornata inoltrata non aveva ancora abbattuto nulla.
Cosa decisamente sospetta.
Alla fine del tira e molla $caponucleo lo convince ad andare a prendere almeno una parte della selvaggina incarnierata, perchè se ci si mette a cercare tutto è peggio per lui.
Il cacciatore va e da un nascondiglio raccoglie un sacchetto, torna e lo porge a
$caponucleo che controlla cosa c'è dentro.

Se chi legge non crederà a ciò che è scritto sarà pienamente giustificato.

$caponucleo dentro il sacchetto, tra le diverse prede, trova un picchio verde. Specie particolarmente protetta.

Il cacciatore, furbo, nel nascondere la refurtiva non si è troppo preoccupato di separare la legittima dalla proibita. O forse non si ricordava più di aver abbattuto anche protetti. O non sapeva che quello è un protetto.
Nessuna di queste giustificazioni è accettabile, una ragione è più esecrabile dell'altra.

$caponucleo mostra il picchio al cacciatore il quale prima si mostra perplesso, non comprendendo quale sia il problema. Poi realizza in che mare di $roba_fetida_e_marrone si trova.
Gli animi si scaldano perchè ovviamente lo stronzo non è chi infrange le leggi e fa ciò che è proibito, ma chi le rispetta e fa il suo dovere.
Seguono urla, insulti, minacce, suppliche ed evocazioni di improbabili divinità mentre la squadra controlla meglio l'area.
Alla fine il cacciatore il suo picchio lo ha avuto, non nel carniere ma nel conto in banca.

lunedì 15 maggio 2017

Una cura definitiva per la forfora

"Avviso ai viaggiatori. Il treno regionale 5487 per $città delle ore 17:00 ha maturato un ritardo di 10 minuti."

A forza di maturare sti treni ormai saranno anche marci. Uhm, in effetti spesso lo sono. Ma non è il tema di oggi.

Sono alla stazione di $altracittà desideroso di tornarmene a casuccia, aspettando al binario il mio treno.
Ovviamente Trenitalia ha altri piani.

Vabbè, dieci minuti sono ordinaria routine. Aspetto. Dopo cinque minuti il tabellone segna 15 minuti di ritardo. Uhm, sospetto.
Altri cinque minuti
"Avviso ai viaggiatori. Il treno regionale 5487 per $città delle ore 17:00 ha maturato un ritardo di 20 minuti."
No buono.
Cinque minuti dopo il ritardo è 25 minuti, poi 30.
Ma porca di quella $disinibita, il treno non sta facendo ritardo, è fermo! Almeno che lo sopprimano subito, così soffriamo tutti meno!

Invece, con somma sorpresa il ritardo smette di crescere, e con soli 35 minuti di ritardo al binario si palesa il... Non so come definirlo.
Sembra un treno, ma è vecchio, ma proprio vecchio. Nel dizionario, alla voce "obsoleto" c'è la sua fotografia.
Con la velocità di un bradipo zoppo, silenzioso come lo shuttle in fase di decollo, il coso si ferma al binario e le porte scorrevoli si protendono verso l'esterno con la violenza di un gruppo di hurricane, e altrettanto violentemente scorrono lungo le paratie. Devono essere fatte di un acciaio davvero molto robusto per reggere una simile sollecitazione.
Commettendo uno dei tanti errori della mia vita decido di salire e sedermi. I posti a sedere sono delle cose in legno. Comodissimi.
Non faccio in tempo a pentirmi che le porte si chiudono. Giuro, sono delle ghigliottine. Se un malcapitato avesse avuto la malaugurata idea di protendere la testa fuori per guardare non avrebbe avuto tempo di reagire. Il corpo sarebbe partito alla volta di $città, la testa invece sarebbe rimasta in stazione. Ne sono certo, questo treno lo ha progettato Robespierre.

Rumori degni del già citato shuttle riempiono lo spettrale silenzio che regna nella vettura. Io chiudo gli occhi, ormai sono in ballo. Le vibrazioni si fanno sempre più forti. Sembra di volare a velocità folli. Potremmo benissimo essere decollati alla volta della Luna. Apro gli occhi e scopro con orrore che siamo ancora in stazione e ci muoviamo alla ridicola velocità del bradipo zoppo.

Il coso procede alla lentezza di 80km/h o forse meno, ed il ritardo ad ogni stazione aumenta.
Prima ancora degli indignados c'eravamo noi, gli incazzados. Una delegazione parte e si mette sulle traccie del capotreno per chiedergli se non è possibile andare un pelo più veloci, tanto peggio di così non può essere.

E invece...

Il capotreno con faccia stupefatta ci guarda e replica
Capotreno: "Voi siete matti? Voi volete arrivare vivi? Il macchinista ha detto che più di così lui non spinge il treno, altrimenti si apre in due."
Il capotreno con le braccia mima l'atto di afferrare le paratie del treno e tenerle insieme con la forza muscolare.
Uno da in fondo chiede: "Bella merda! Dove l'avete trovato sto coso?"
Capotreno: "Non chiedere ciò che non vuoi sapere. Alla partenza me l'hanno dato e mi hanno detto buona fortuna ti servirà. E sappiate che poi io devo pure riportarlo indietro. Sarà una lunga giornata."
Ho provato tanta simpatia e comprensione per quel pover'uomo e il macchinista...

lunedì 8 maggio 2017

Mission accomplished

Correva l'anno 2012
Giunse segnalazione di un addestratore di cani che adottava tecniche poco ortodosse. Animali resi completamente succubi e psicologicamente dipendenti dall'addestratore, tra le varie cose tenuti chiusi in angusti trasportini per tempi lunghi.
A quanto ci risultò riusciva a farla franca da molto tempo, eludendo i controlli di vari organi. Lo stesso responsabile di $organo_di_vigilanza ci disse che se proprio volevamo provare a incastrarlo potevamo tentare, ma che era tempo sprecato, loro ci provavano da vent'anni...
I cani erano venduti a prezzi esorbitanti, probabilmente autentiche macchine da caccia. Animali il cui comportamento era però completamente condizionato e snaturato. Li si può ancora definire cani?
Le indagini furono complesse ed articolate, gli appostamenti lunghi. Servivano prove inoppugnabili.
Il lavoro ben fatto fu ripagato con la conferma da parte della magistratura e il sequestro delle povere creature.
Come sovente accade nel mondo della caccia le regole sono viste più come un suggerimento, cose belle a dirsi ma fastidiose e disattese nei fatti. Ad ulteriore dimostrazione la polizia durante l'esecuzione del decreto di sequestro nell'abitazione dell'addestratore rinvenne [omissis], fatto abbastanza grave. Che io sappia il processo per quelle cose è ancora in corso.
Ovviamente non poteva finire semplicemente con il decreto penale. Perchè loro hanno ragione, è giusto addestrare così. Semmai è il resto del mondo ad essere in torto. Ergo urge opposizione e processo.
Processo che dopo perizie, testimonianze e quant'altro si concluse con una bella condanna.
Come già detto non può finire così, dopotutto un addestratore pluripremiato non può essere condannato, urge nuovo ricorso.
Alla fine della fiera, nel 2016 ci fu il pronunciamento della cassazione, che diede una bella cassata al nostro eroe confermando quanto stabilito in precedenza e pronunciando una bellissima sentenza che sarà molto importante in futuro.
Come dice il proverbio, non tutto il male vien per nuocere.

foto articolo di giornale


lunedì 1 maggio 2017

Escono dalle fottute pareti!

Sono in un palazzo che assomiglia tanto al dipartimento di biologia. In mano ho la mia Glock. No, in realta io non possiedo una Glock, ma in quel momento sento che quella è la mia. Attorno a me c'è molta gente, alcuni li conosco, altri mi sono solo familiari. Forse la mia colonna della memoria funziona male, il che spiegherebbe perchè mi trovo qui senza ricordare nulla. Tutti sono armati, chi come me di pistola, chi di fucile d'assalto, chi di lanciafiamme.

Non capisco.
«Escono dalle fottute pareti! Sono dappertutto!»

Chi è che urla? E cos'è che esce dalle fottute pareti?
Una delle risposte giunge rapida. Dei Pi greco, grossi più o meno come un gatto, rossi, che sputano palle di fuoco.

Ci attaccano. Noi rispondiamo al fuoco. I lanciafiamme non hanno effetto, e col senno di poi la cosa è logica, se i cosi sputano palle di fuoco ne saranno immuni, no? Uno dei maledetti mi colpisce alla schiena, e nonostante il dolore riesco a continuare il combattimento.

Le pistolettate invece funzionano bene, riusciamo a respingerli, quindi fuggiamo seguendo i corridoi. Alcuni di noi cadono, avviluppatati da degli integrali che come degli anaconda sbucano fuori dalle prese d'aria e da altri anfratti. I lanciafiamme funzionano bene e riusciamo a salvare i nostri compagni.
Ci rifugiamo in quella che deve essere l'aula magna. Il pavimento collassa e da sotto i nostri piedi sbuca un gigantesco integrale circolare. Attacchiamo. Svuotiamo i caricatori, diamo fondo alle scorte di liquido incendiario. Ma è inutile, è troppo grande.

Io sparo e sparo e sparo. Disperato. E penso che ci sia qualcosa di sbagliato.
Urlo. «No, tu non ci sei nel programma! Non devo affrontarti!»
L'integrale circolare inizia a vibrare, tutto trema. La stanza inizia a crollare!
E l'integrale con voce cavernosa risponde «Noooooo! Svegliati!»

Poi apro gli occhi, sento mia madre che mi scuote e dice «Svegliati, svegliati, è solo un incubo»

Ah si, è vero, domani ho l'esame di matematica II