lunedì 16 gennaio 2017

Un altro tranquillo giorno in ufficio



Salgo più rapidamente che posso le scale, sperando di arrivare in tempo, nel mentre che ne raggiungo la sommità $Mister_D esce dalla porta. Ha in spalla un fodero con un oggetto che sporge leggermente e che sembra una specie di grosso archibugio. Ca$$o.
Io: «Bello»
D: «Già. È un fucile e ora vi ammazzo tutti. Ho già le fosse pronte»
Ah, l'ho detto che non c'era campo in quella zona, praticamente disabitata? E che era ormai notte? Se non l'ho detto, era abbastanza sottinteso?

Facciamo alcuni passi indietro
Ci giunge una segnalazione di un cucciolo di cane morente, il proprietario, che chiameremo $Mister_D lo ha portato in una clinica ma non lo vuole far curare. Ci viene detto quando sarebbe venuto a riprenderlo e con $collega_M e $collega_V lo aspettiamo in modo da capire esattamente quale sia la verità e come porre rimedio alla situazione. Inutile dire che $Mister_D non è stato affatto contento della sorpresa, ma dopo una spiegazione delle conseguenze delle sue omissioni $Collega_V lo persuade a fare perlomeno le analisi per capire cos'ha e se è curabile.
Però $Mister_D avanza una curiosa richiesta, vuole che lo seguiamo fino a casa sua, perchè ci vuole dimostrare che è una brava persona e che ha rispetto per i suoi animali. La cosa non mi piace particolarmente, ma cediamo alle sue richieste e decidiamo di accontentarlo. Con l'autovettura lo seguiamo lungo stradine di bosco su per colli faticando a non perderlo. Scopriamo anche che nella zona non c'è copertura telefonica.
Giungiamo presso l'abitazione di $Mister_D, lui parcheggia dentro la corte. Io preferisco lasciare la macchina fuori, che non si sa mai. Finchè parcheggio le mie due colleghe lo seguono a piedi entrando nella corte. È buio pesto ormai. Scendendo dalla macchina sento $Collega_M urlare il mio nome.
Corro.
$Collega_M mi fissa impallidita. $Collega_V non è da meno.
$Collega_V: «È entrato in casa di corsa. Su per le scale»
Salgo più rapidamente che posso le scale, sperando di arrivare in tempo, nel mentre che ne raggiungo la sommità $Mister_D esce dalla porta. Ha in spalla un fodero con un oggetto che sporge leggermente e che sembra una specie di grosso archibugio. Ca$$o.
Io: «Bello»
D: «Già. È un fucile e ora vi ammazzo tutti. Ho già le fosse pronte»
Ok, ho capito che scherza. O almeno lo spero. Dopotutto, se volessi fare del male uscirei imbracciando l'arma e non tenendola in spalla nel fodero.
Mister_D inizia a scendere le scale e io lo seguo, ci mostra la sua proprietà e i suoi animali, nonchè il posto dove riposano i suoi precedenti cani.
L'aria si fa molto più distesa, e anche le mie due colleghe si tranquillizzano. Io però preferisco non dargli mai le spalle e con la torcia cerco di capire se in spalla $Mister_D ha davvero un'arma o meno.
Finito il giro turistico, e viste anche alcune sculture di interessante valore artistico ai margini del bosco, io commetto l'errore di distrarmi un attimo. $Mister_D prima che io possa reagire estrae dal fodero l'oggetto, posa un'estremità a terra e porta l'altra alla bocca.

Soffia.

Dal didgeridoo inizia a fuoriuscire la musica tipica di quel tipo di strumenti, che insieme alle sculture e all'oscurità della valletta ai margini del bosco crea un'atmosfera davvero suggestiva.
Alla fine $Mister_D si rivela una persona a posto e non il cattivo che poteva sembrare all'inizio.

Ma in ogni storia un cattivo c'è, e nella nostra di storia è la malattia del cane, che per un cucciolo della sua età purtroppo è incurabile.

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