lunedì 23 dicembre 2013

Dobbiamo fermare i veri estremisti

di Domenico Finiguerra   14 Novembre 2013

L'autore appartiene ai pochi che non contrastano il consumo di suolo  solocon le parole, ma anche con i fatti.  Lo ha fatto come sindaco di un piccolo comune alle porte di Milano e  lo ha fatto come fondatore dell'associazione Stop al consumo di suolo. 

Quante volte, partecipando ad un dibattito sul territorio, su una grande opera, su un piano regolatore, vi è capitato di essere etichettati come dei radicali ambientalisti, degli estremisti, dei sovversivi annidati nei comitati? A me è capitato moltissime volte.

La cosa mi ha sempre dato anche un certo godimento. Aumentava la mia autostima. Essere accusato di essere un sovversivo dai dirigenti del partito del calcestruzzo (sia da quelli di matrice neoliberista che da quelli di matrice progressista) era motivo di grande orgoglio. Cose da raccontare ai nipotini. «Ma smettila di opporti alle autostrade e al Tav! Vuoi farci tornare all'età della pietra? Vuoi muoverti con i cavalli! Estremista e ambientalista del c...!», «Si, adesso siete anche contro l'expo 2015! Ma vergognatevi. Siete dei talebani del verde! Volete farci perdere occasioni di sviluppo, di crescita, di competitività! Irresponsabili», «Ma che problemi vi da questo outlet? Ci sistemano anche tutta la viabilità e ci fanno 7 rotonde. Ah certo! Voi volete andare nei campi a caccia di farfalle, oppure volete tornare a coltivare la terra! Bravo! Oltre ad essere ambientalista sei pure terrone!»(questa me la sono beccata da parte dei dirigenti del partito del cemento della corrente leghista).

Ma poi, con il passare del tempo, questa etichetta ha cominciato a starmi stretta e con mia grande sorpresa mi sono reso conto che in realtà, io e direi anche tutti gli ambientalisti, siamo dei veri ed autentici moderati. Nel senso che siamo impegnati nel moderare il peso dell'uomo sulla terra. Vorremmo mantenere, difendere o ripristinare i delicati equilibri esistenti tra il genere umano, gli altri esseri viventi e la terra. Terra intesa sia come pianeta che come terra che abbiamo sotto i piedi.

Di converso, quelli che ad ogni assemblea pubblica, consiglio comunale o talkshow televisivo, non perdono occasione per sbeffeggiarci, disegnarci su un albero intenti ad abbracciare un panda oppure additarci all'opinione pubblica come i nemici della patria, hanno perduto la natura e lo smalto di moderati. Approvando e finanziando grandi opere, speculazioni edilizie, saccheggi vari del territorio, distruggendo biodiversità e suoli agricoli, con lo scorrere dei cronoprogrammi dei loro cantieri promessi alla lavagna di Porta a Porta, i rispettabili politici e lobbisti in doppiopetto hanno subito una metamorfosi che li ha trasformati in veri estremisti sovversivi, quasi sempre polemici e pronti ad alzare i toni della discussione. Se necessario anche usando il manganello...

Esagero? Mi pare proprio di no. Anzi possiamo affermare con pochi dati certi, che i veri nemici del benessere del paese e dei cittadini che lo abitano siano proprio loro. Loro che in un quarantennio hanno compromesso il futuro delle presenti e delle future generazioni. Vediamo perché.

Che cosa è fondamentale per un popolo, per le persone che vivono su un determinato territorio? Che cosa è indispensabile alla sopravvivenza dei cittadini? Il cibo. E che cosa è accaduto al nostro paese? È accaduto che dal 1971 al 2010 ha perso 5 milioni di ettari di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Questo dato è dovuto a due fenomeni: l'abbandono delle terre e la cementificazione.

Per la risoluzione del primo, la politica è completamente assente e non riesce, anzi non prova neanche, ad arginare la perdita di terreno del settore primario rispetto al mattone. Coltivare la terra rende sempre meno in termini di reddito ed è molto faticoso, nonostante la meccanizzazione. Una crisi che richiederebbe anche un cambio di modello di produzione, avviando una riconversione che emancipi il settore stesso dalla monocoltura intensiva aprendo nuove prospettive. Non solo in termini di produzione ma anche di occasioni per riprodurre comunità e socialità.

Per il secondo fenomeno, la cementificazione, la politica dominante, non solo non ha arginato il fenomeno irreversibile della impermeabilizzazione dei suoli, ma lo ha facilitato e promosso: approvando normative che hanno spinto i comuni a fare cassa con la monetizzazione del territorio, progettando e realizzando opere infrastrutturali che hanno accompagnato l'espansione urbanistica (lo sprawl), favorendo la rendita urbana ai danni della tutela del territorio, del paesaggio e dell'agricoltura, coltivando il consenso facile con gli oneri di urbanizzazione che arrivano grazie alle colate di cemento.


Per rendere bene l'idea di quello che è successo nel nostro paese ci possono aiutare due grafici tratti da un rapporto sul consumo di suolo agricolo a cura del Ministero delle Politiche Agricole. Nel primo  (sopra)si può vedere che a fronte di un aumento della popolazione, la superficie agricola utilizzata è diminuita (del 28% in 40 anni) e la forbice tende ad allargarsi. Nel secondo grafico  (qui s)è chiaro ed evidente quanto l'Italia stia progressivamente perdendo sovranità alimentare. Riso, pomodori e frutta fresca sono le uniche colture che produciamo in misura superiore al nostro fabbisogno. Per tutte le altre siamo ben al di sotto dell'80% di copertura. Per alcune sotto il 40%. La media del nostro grado di approvvigionamento alimentare è tra l'80 e l'85% ed è in costante diminuzione. Solo 20 anni fa era pari al 92%

A questi dati, tenuti nascosti sapientemente all'opinione pubblica (ne avete mai sentito parlare al TG1, al TG3, a Ballarò, a Otto e mezzo?) se ne aggiunge un altro ancor più preoccupante: l'Italia è il terzo paese in Europa ed il quinto nel mondo nella classifica del deficit di suolo. In sostanza ci mancano 49 milioni di ettari per coprire il nostro intero fabbisogno che è pari a 61 milioni di ettari. Siamo destinati ad essere sempre più dipendenti dalla produzione di terreni di altri paesi. Il buon senso del buon padre o madre di famiglia dovrebbe portarci a fermare per decreto ed immediatamente la cementificazione ed il consumo di suolo, a bonificare le aree compromesse dal cemento e dai veleni, ad incentivare seriamente il ritorno alla coltivazione delle terre abbandonate. Ma purtroppo il buon senso e l'interesse collettivo sono spesso in contraddizione con gli interessi dei pochi e soliti noti...

Ma oltre che della perduta sovranità alimentare, gli estremisti dirigenti del partito del cemento si sono resi protagonisti dell'alterazione e della sovversione di delicati equilibri ecosistemici. Alterazione condotta grazie alle loro azioni irriducibili, condotte talvolta nottetempo: mitici i consigli comunali alle 3 di notte per approvare varianti ai piani regolatori (Nei quindici anni dal 1995 al 2009, i comuni italiani hanno rilasciato complessivamente permessi di costruire per 3,8 miliardi di mc). Le scelte di questi estremisti sono concausa certificata del dissesto idrogeologico e dello sprofondamento quotidiano del paese nel fango. Ma essi si ostinano quotidianamente a tenere la posizione, si oppongono in maniera davvero ideologica e radicale alle decine di proposte veramente moderate che presentiamo tutti i giorni.

Noi (ambientalisti, comitati, cittadini) chiediamo di investire le scarse risorse nella messa in sicurezza del territorio; loro ci rispondono arroganti che sono prioritari i buchi nelle montagne per portare merci a 300 km all'ora da Torino a Lione. Noi proponiamo di incentivare il recupero degli immobili esistenti, rendendoli più efficienti dal punto di vista energetico, di puntare sul risanamento/ricostruzione dei centri storici abbandonati (a partire da L'Aquila, dove recentemente si sono recati 22 sindaci moderati della Val di Susa per chiedere di impiegare in quella città le risorse destinate al Tav); loro si impuntano con le newtown in aperta campagna, le cittadelle dello sport, della moda, del design. Noi proponiamo di restaurare il paesaggio, di elaborare un grande piano nazionale di piccole opere, che aiuterebbe l'edilizia ad uscire dalla crisi (dall'abbattimento delle barriere architettoniche alla realizzazione di fognature, marciapiedi e piste ciclabili); loro ci rispondono polemicamente e strumentalmente con nuovi piani casa, nuovi grattacieli, nuovi grandi eventi e relative nuove grandi autostrade e nuovi grandi padiglioni. Insomma, noi chiediamo di andare più piano; loro accelerano con sprezzo del pericolo, spingendo il vapore a tutta velocità verso le estreme conseguenze, verso il baratro. Degli irresponsabili.

Risultato di queste scelte scellerate portate avanti con tanta veemenza bipartisan? Secondo l'ISPRA (Istituto Superiore per Protezione e la Ricerca Ambientale) ogni giorno vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali. 10 mq al secondo. Quindi cosa facciamo?



Dobbiamo fermarli. Non c'è alternativa. Perché sono dei veri sovversivi. I veri estremisti di questo paese.

di Domenico Finiguerra
da Eddyburg.it

sabato 21 dicembre 2013

Il nostro nome è Nessuno

A volte si incontrano personaggi davvero fastidiosi, oltre che maleducati e sgradevoli.

Durante un controllo, roba di routine con $collegaM, cani senza chip e vaccinazioni.

Giungiamo sul luogo, una fattoria malmessa, ed incontriamo il proprietario. Ci qualifichiamo.
Io: «Salve, sono l'agente $ARM_, questa è l'agente $M, siamo qui per un controllo.»
Il proprietario, da ora in poi F di Fastidio: «No.»
No detto con tutta la calma e la strafottenza possibile
Io: «E in vece si. Lei ha cani?»
F: «Forse»
Tre cani arrivano in quel momento
Io: «Questi sono suoi? Si oppure no?»
F: « Oppure»
Gandhi ha predicato la non violenza solo perché non l'ha mai conosciuto.

$M inizia a controllare i chip ai cani, e nel frattempo ne arrivano altri
Io: «Lei abita qui?»
F: «Secondo lei?»
Ok, è perfettamente inutile discutere con il plantigrade. Nel frattempo $M completa la lettura dei chip.
M: «Nessun cane ha il chip. Lei è al corrente che è obbligatorio?»
F: «Non mi interessa»
Io: «Le interesserà di più la sanzione. A proposito, con chi stiamo parlando?»
F: «Con me»
Io: «Certo. Il momento dei giochetti è finito. Nome, cognome, luogo e data di nascita. Se ha un documento facciamo prima.»
F: «Io non vi do niente. Voi non siete nessuno»
Benissimo. Annoto le targhe di un paio di veicoli parcheggiati, la fisionomia dell'individuo e ce ne andiamo. Altrimenti avrei dovuto scontare sei ergastoli. E $collegaM non era da meno.

Procediamo con l'identificazione d'ufficio e qualche giorno dopo torniamo. Suoniamo.

Esce il plantigrade e rimane sulla soglia della porta. Ci qualifichiamo di nuovo. Avrei potuto fargli la foto e metterla nella treccani alla voce "sfottere".
M: «Lei è il signor $F?»
F: «Secondo lei?»
Andiamo bene andiamo

M: «Senta, non abbiamo tempo da perdere. Devo notificarle dei verbali. Li firma o li rifiuta?»
F: «Io non firmo niente. Voi non siete nessuno.»
Io: «Ok. ha qualcosa da dichiarare?»
F: «Voi non siete nessuno»
Salutiamo e andiamo a farci un giro per i campi li attorno, trovando molte cose interessanti... Animali... Stalla... Rifiuti... Eternit...
Procediamo sempre d'ufficio, notificando ai vari organi di competenza quanto appurato. Per noi la cosa intanto finisce li.

Passano i mesi e veniamo a sapere che tra sanzioni e reati vari ne ha avute per alcune centinaia di miglia di euro, senza contare le ingiunzioni e i procedimenti ancora in corso.

Menomale che non siamo nessuno

martedì 5 novembre 2013

Traiettoria di fuga

Primo controllo della giornata.

Giungiamo nei pressi di un appostamento, ci avviciniamo cautamente, in silenzio.
Pare proprio che vengano abbattuti uccelli protetti.


Ci qualifichiamo al cacciatore, il quale tenta una rocambolesca fuga fuori dal capanno lanciandosi verso degli arbusti li vicino.

Avrà calcolato male la traiettoria, sarà inciampato, non lo so, ma fatto sta che finisce in bezzo ad un bel rovo. Rimanendovi immobilizzato. Non ha neanche avuto il tempo di sbarazzarsi del bottino, diversi superprotetti (appendice II convenzione di Berna).

Durante le operazioni di recupero ed estrazione del doppiettadotato una parte della squadra controlla attentamente l'area, scovando alcuni nascondigli di altri volatili protetti e superprotetti.

Procediamo pertanto ai verbali di rito, e al controllo dei richiami vivi, alcuni privi della documentazione necessaria.
Poi la radio gracchia.
La radiolina da pochi euro non si smentisce, la comunicazione è disturbata, però si possono udire chiaramente le parole di un uomo, dal tono di voce preoccupato.
<<Stè tenti! In volte ghe se le guardie!>>
Le risposte udite a tale allarme sono epiteti vari indirizzati a divinità più o meno probabili, a noi e ai nostri antenati.

E poi improvvisamente il silenzio, nessun colpo di fucile.
E decine di uccelli che attraversano il cielo...

martedì 24 settembre 2013

GO MAE!!!!

Classico controllo ad appostamento da caccia a tempo del "praticantato", quando ero ancora un ausiliario.
Gli arrivammo alle spalle, e se ne accorsero quando ormai era troppo tardi.

guardia zoofila: «Buongiorno - controllo - guardie zoofile - scarichi l'arma»

Gli occupanti della bidonville ci accolsero come fossimo una malattia venerea, ma comunque ottemperarono alle richieste, scaricando le armi e fornendo i documenti. Uno però era particolarmente teso. Insistette nell'affermare che era tutto a posto e che non avevano nulla da nascondere. Ed effettivamente, dalle carte, così pareva.

gz: «Le carte sono tutte a posto, sa?»
Il cacciatore più teso (visibilmente invecchiato in quei dieci minuti): «Bene, quindi avete finito? Podemo tornare a sparae?»
gz: «Quasi, dobbiamo dare una controllata ai richiami, poi abbiamo finito»

Ciò che accadde in quel momento merita di essere descritto dettagliatamente
Ci avviammo verso le gabbiette dove erano tenuti i poveri richiami vivi, il cacciatore più teso virò dal bianco cadavere al rosso paonazzo, si gettò a terra ed urlò
cacciatore: «GO MAE!!! GO MAE!!!»
Il cacciatore iniziò a rotolarsi nel terriccio tenendosi il volto con le mani.

cacciatore: «L'INFARTO!!! ME SE VENIÙ L'INFARTO!!! GO MAE!!!»
Io mi preoccupai parecchio, guardai la guardia che, invece, rimase impassibile nell'osservare il rotolatore infartuato.

cacciatore: «NON PODÌ FAR STE ROBE!!! GO MAE!!! L'INFARTO!!! GO TANTO MAE!!!»
gz: «Nessun problema, ciamemo subito l'ambulansa»
cacciatore: «GO MAE!!! TANTO MAE!!!»
GZ, rivolto a me: «Ciapeo el to celulare?»
Io, iniziando a capire la situazione:  «Si, funziona. Qual'è il numero? centodiciotto?»

cacciatore: «GO MAE!!!! L'INFA... come ambulansa?»
Io:  «Non si preoccupi, chiamiamo subito i soccorsi. Lei si calmi che agitarsi non fa bene. Resista.»
cacciatore: «Beh, no, dai - non serve»
gz: «No no, ti ciama»
cacciatore:  «Se sa drio pasarme. Sto sa meio. Davero, non serve.»
gz: «Sulla salute non si scherza. Resti giù che ghe pensa i medici.»

Alla fine l'ambulanza, con non poca fatica giunse sul posto e portò via il malcapitato, il quale non aveva molta voglia di salire, convintissimo di stare bene e di non necessitare del ricovero. I paramedici non sentirono ragioni e lo caricarono quasi a forza.

Cacciatore: «I OSEI! NON POSO LASARLI QUA!»
gz: «Non ha da preocuparse! Lasemo tuto al so compare!»
Cacciatore: «I ME OSEI! NON...»
La frase fu interrotta dalla chiusura delle portelle dell'ambulanza, che giuliva tornò da dove era venuta.
Siamo stati tutti molto felici di sapere, in seguito, che il povero cacciatore nonostante l'età godeva di ottima salute. Probabilmente il tutto è stato causato dallo stress della situazione, che gli ha giocato un brutto scherzo.

Il cuore in perfetta salute gli sarà senz'altro servito alla ricezione dei verbali, visto che i richiami non erano proprio in regola.

E l'altro cacciatore? In tutto il tempo non proferì parola, se non per rispondere alle domande. In compenso, durante la crisi cardiocircolatoria del malcapitato, si esibì nel più lungo facepalm della storia.

martedì 30 aprile 2013

Indagine statisticha

Squilla il cellofono. Rispondo.

Vocina al telefono: Salve, scusi il disturbo, posso farle qualche domanda? È per un'indagine statistica

Pensavo peggio, credevo che fosse qualche altro venditore o una proposta commerciale. Dopo il telefono fisso hanno iniziato ad appestare anche i cellulari. Fortuna che chiamano si e no una volta al mese

Io: Va bene, facciamola. Però vorrei sapere dove avete trovato questo numero di telefono (E invece lo so benissimo, ma lasciamo perdere)

VaT: Guardi, viene generato dal computer, io non so neanche chi sto chiamando, o dove si trovi. È comunque disponibile a questa indagine?

Io: D'accordo, faccia pure le domande
VaT: Questa domanda le sembrerà strana, ma serve a noi per fini statistici. Le ha una utenza di telefonia fissa?

Emmepareva strano... Un'altra televenditrice. Vabbè, tanto ormai sono al telefono...

Io: Guardi, le sembrerà strano, ma non so se ho una utenza di telefonia fissa. Di questo se ne occupano i miei genitori. Io non ne so nulla.
VaT: Beh, saprà se i suoi genitori hanno un numero di telefono.
Io: No, perché per lavoro sono sempre in giro per il mondo, e quando torno a casa non mi preoccupo di questi dettagli. Diciamo che no, io personalmente non ho una linea fissa.
VaT: Perchè se aveva una linea fissa poi sarebbe potuto succedere di di essere contattato anche li.

Che è il più grande desiderio di ogni persona, no? Chi non vorrebbe essere chiamato ad ogni ora possibile per essere aggiornato su offerte irripetibili?
[Ndr - http://www.registrodelleopposizioni.it/ - funziona]

VaT: Ok, lei lavora per aziende commerciali o di marketing?
Io: No
VaT: In quale regione lavora?
Io: Bella domanda. Fino all'altra settimana ero in Belgio, adesso sono in Veneto, magari tra un mese sono nelle Marche, o in Friuli, o magari in Svezia.
VaT: Quindi tutta Europa?
Io: Esatto!
Vat: Va bene, la ringrazio tanto e scusi il disturbo.

Almeno questa è stata educata

domenica 24 marzo 2013

Cronaca di un giorno di ordinaria follia

È la storia di un controllo dietro segnalazione di numerosi cani tenuti in condizioni inaccettabili in una fattoria di $comune.

Qui si è presentata una situazione da incubo.

Ai margini di una tettoia cadente, in mezzo a macchine agricole, fango e sporco di ogni tipo si dibattevano tre cani da caccia alla catena. Le catene erano aggrovigliate intorno alle macchine agricole ed ai pali di sostegno della tettoia, al punto che il collo di un cane era aderente al palo con dieci giri di catena, senza alcuna possibilità di movimento. Le orrende ciotole dell’acqua erano rovesciate e luride, non c’era cibo ed il segnalante aveva del resto informato che ai cani ogni tanto, ma non ogni giorno, vengono gettati a terra pezzi di pane ed altri avanzi.

La cosa più raccapricciante era comunque scoprire che uno dei cani con le catene aggrovigliate era una cagnetta che stava partorendo, forse dalla notte precedente.

Tre neonati erano schiacciati nella polvere dalla madre e da un altro cane che non poteva muoversi da lì, mentre un quarto neonato, morto presumibilmente di freddo, si trovava un metro fuori dalla tettoia, completamente ricoperto di polvere al punto che si è rischiato di calpestarlo.

Il collare metallico di uno dei cani adulti gli aveva causato una ferita sanguinante tutto intorno al collo, alla quale il gentile proprietario non sapeva come fosse possibile porre rimedio.

Sul retro della tettoia, al di fuori del tetto e senza alcun riparo si trovava un recinto nel quale erano contenuti alcuni segugi, cioè la madre e i suoi figli ormai adulti. Qui non c’erano cucce, non c’erano tetti, c’erano solo fango ed escrementi. I cani erano malati, magri, sporchi e allucinati. Per ripararsi dal freddo avevano cercato di scavare delle buche nel terreno gelato per rintanarsi dentro.
La cosa principale era però il fatto che di tutti i cani presenti solo due avevano il microchip, e che il proprietario rivendicava fieramente il fatto che lui, nella sua attività di allevatore, non mette mai il microchip “perché caso mai glielo mette chi li compra”.
Di fronte alla domanda di cosa succede ai cani venduti quando  per caso “non funzionano” spiegava che “forse vengono regalati a chi vuole un cane per altri scopi”.

In realtà l’obbligo di iscrizione all’Anagrafe canina entro i novanta giorni cozza contro il fatto che a quell’età non si può ancora valutare l’attitudine alla caccia dei cagnolini. Si “prova” il cane senza tante scartoffie e, solo se il cane funziona, lo si tiene e magari gli si mette anche il microchip per usarlo a caccia, altrimenti ci sono quattro possibilità: l’abbandono (basta vedere di quali tipi di cani sono pieni i canili), la sperimentazione “scientifica”, la carriera di cane da guardia alla catena, la badilata in testa.

Un lezzo pestilenziale ha poi attirato le Guardie verso un locale in muratura dove si trovavano gli uccelli da richiamo. Il locale di due x due x due aveva solo una portina larga settanta centimetri, e conteneva una ventina di uccelli in altrettante gabbiette incrostate di guano: a terra sotto ogni gabbietta il guano formava una montagnetta di una quindicina centimetri di altezza. Anche se la temperatura era intorno allo zero i gas che si alzavano dalla massa di escrementi toglievano letteralmente il respiro e riesce difficile immaginare come debba essere in estate sotto il sole e senza ventilazione.

Va precisato che quindici degli uccelli erano cesene, abituate ai climi dell’estremo Nord d’Europa, che da noi muoiono per il caldo anche quando vengono tenute bene. Inoltre vi erano un pettirosso e due merli senza anello identificativo.

Il bilancio del controllo merita di essere conosciuto:
  • una sanzione amministrativa per ogni cane senza microchip
  • una sanzione amministrativa per detenzione di un pettirosso (specie protetta)
  • due sanzioni amministrative per mancanza di anelli identificativi su due merli
  • un sequestro per il pettirosso
  • un sequestro per i due merli
  • una denuncia penale per detenere gli uccelli in condizioni incompatibili con la loro natura (727 CP)
  • una denuncia penale per maltrattamento del cane con il collo sanguinante e per il maltrattamento di tutti gli altri cani (544ter CP) con richiesta alla procura di sequestro per tutti gli animali maltrattati.
  • una denuncia penale per detenzione di specie particolarmente protetta (il pettirosso).

E’ una fortuna che i cacciatori siano i principali difensori della Natura, perché altrimenti quelle carogne delle Guardie chissà cosa avrebbero inventato…

giovedì 21 marzo 2013

Spam - the revenge

Nel quartier generale degli spammer...

Gran Spammer: "Come procede l'opera di marketing telematico?"
Spammer1: "Male, oh mio signore. I nuovi filtri euristici bloccano la maggior parte dei nostri messaggi pubblicitari. Stiamo lavorando a una soluzione, ma finchè non la troviamo niente e-mail commerciali"
GS: "Non va affatto bene! Servono immediate soluzioni!"
S2: "Cosa potremmo inventarci per pubblicizzare i siti dei nostri clienti? Newsgroup e forum hanno barriere efficaci, la posta elettronica anche, l'invio di sms è troppo costoso..."
S3: "Idea! sfruttiamo i log dei siti web! Questo funzionerà di sicuro!"
GS: "Spiega"
S3: "Semplice, usiamo un qualche programmino che invii richieste ai siti internet indicando come referer i siti dei nostri clienti. Così l'amministratore, vedendo le statistiche di accesso andrà a controllare, ed è fatta!"
Tutti in coro: "Sei un genio, facciamolo subito! Funzionerà di sicuro!"

E maledizione a loro, funziona anche bene. A farmi incazzare, ovviamente.

Tenere dei log di accesso è molto utile per sapere chi cerca cosa, e per sapere come stanno andando le varie campagne lanciate dal CPV. Ma leggere queste informazioni in mezzo ad un mare di spam diventa fastidioso, e lungo.

Non credo che la tecnica sia nuova, ma sta di fatto che sti stracciapalle sono comparsi di botto un paio di mesi fa. Con i loro referer molto dubbi.

Dopotutto, perchè un sito di grande importanza sociale come www.prostitutki-izhevska.invalid(1) non dovrebbe avere un link verso il sito del CPV? Se Izhevska non vi garba, va benissimo anche Novgoroda o Vladivostoka. O una qualsiasi città a caso della Russia.

Tra gli altri siti spicca ruamgic. Non so che sia (è tutto scritto in cirillico), ma il nome mi piace.

Seguono poi siti per wallpaper, prodotti elettronici e finanziari. Comunque il porno va per la maggiore.

Per la gioia mia e del server mi sono messo quindi a preparare la blacklist. Ci sono finiti tutti i domini .ru (amici in Russia non ne abbiamo molti), il che ha ridotto drasticamente le scritture sui log. Ma ovviamente non basta, per cui ora presenterò gli spammer più attivi (che pubblicizzano siti non russi, quelli sono spariti quasi subito con la regola di prima).

Al primo posto, abbiamo quello spamma col cellulare, e che per lo più usa indirizzi di classe 94.153.64.x e 94.153.65.x e 178.137.92.x

Al secondo posto abbiamo il patito dei www.prostitutki-$nomecittàrussaacaso, che ha sempre e solo usato l'indirizzo 91.207.6.34

Al terzo posto si piazza un tipo tecnologico, quello che evidentemente ci tiene a suggerirmi i prodotti informatici più trendy del momento. Anche lui un aficionado dell'ip fisso, 193.106.136.51

Menzione d'onore per mister ruamgic, 46.119.122.97.

Per dovere di cronaca, ecco gli altri concorrenti:

193.106.x.x
195.242.218.133
91.207.4.186
91.207.9.226
92.249.127.111

Devo dire cosa ne ho fatto di questi indirizzi?
RewriteCond %{REMOTE_ADDR} 92\.249\.127\.111
RewriteRule .*  http://%{REMOTE_ADDR}/  [L]


(1) uso invalid perchè non voglio che l'indirizzo sia completo e funzionale

lunedì 25 febbraio 2013

La storia del rimborso della servitù venatoria

La storia di questo dimenticato indennizzo inizia venti anni fa, quando nel lontano 1992 venne approvata la legge 157 sulla "protezione della fauna omeoterma e il prelievo venatorio".

Un po' per superficialità, distrazione, o forse per servilismo verso la lobby dei cacciatori, di questa legge fu applicata in modo puntuale e zelante tutta la parte riguardante il "prelievo venatorio", mentre la protezione della fauna omeoterma, evidentemente, poteva aspettare.
Tra gli articoli caduti nel dimenticatoio c'è anche il nostro articolo 15, quello del rimborso.
Ma per capire la sua ragione di esistere bisogna tornare ancora indietro nel tempo, fino al 1942, quando qualcuno volle "instillare nell'italico maschio un sano spirito prebellico", emanando l'articolo 842 cc, che concede ai cacciatori di entrare nei fondi privati altrui per lo svolgimento della caccia, anche contro la volontà del proprietario stesso.
Costui alcuni anni dopo fu ucciso e appeso a testa in giù a Milano, ma l'articolo 842 gli sopravvisse, giungendo fino ai giorni nostri.

Tornando al 1992, durante la stesura della legge 157, il legislatore si accorse dell'anticostituzionalità dell'articolo 842, ma non potendolo cancellare (a causa dell'allora come oggi potente lobby di cacciatori ed armieri)  decise di riconoscere un indennizzo al proprietario terriero. In poche parole, l'agricoltore non può impedire che i suoi terreni vengano impiegati da altri per i loro comodi, ma per questo deve essere remunerato. Questo è legge (articolo 15 legge 157/92)
Da qui la servitù venatoria sarebbe diventata almeno rimborsata, e l'onere ricadde sulle regioni, con fondi derivanti dalle licenze di concessione venatoria.
Sarebbe. Perchè da allora l'articolo 15 è inchiostro su carta. Nessuno si è mai ricordato della sua esistenza, se non durante la stesura delle leggi regionali sulla caccia (massima priorità per qualsiasi giunta regionale) le quali a volte delegano alle provincie l'attuazione del rimborso.
Poi più nulla.

Sfortunatamente ad oggi il riconoscimento di questo diritto non è automatico come dovrebbe essere, quindi il singolo agricoltore deve attivarsi per ricordare alle istituzioni il credito che vanta.
Il modo più semplice per riuscirci è inviare una raccomandata A/R alla regione/provincia dove sono ubicati i terreni, allegando anche le visure catastali dei terreni stessi (gli stessi fogli usati per calcolare l'IMU). Moduli e fax-simile sono reperibili sul sito www.faunalibera.it

giovedì 21 febbraio 2013

Indiana ARM_ e la via maledetta

Siamo io e $collegaM, tanto per cambiare, in viaggio verso il luogo di una segnalazione. Il classico caso di cane a catena corta. Dobbiamo andare in via Roma n°13 presso $comune. Apparentemente è una segnalazione ben fatta - spesso non lo sono - con tutte le informazioni necessarie, tra cui l'indispensabile indirizzo. Arriviamo sulla via e subito notiamo una cosa molto poco bella. I numeri civici sono messi alla $membro_di_segugio, poichè non seguono nessuna logica. Abbiamo da una parte della strada i civici 1 - 5 - 7 - 28 - 42 - 7b - 5c ecc.. (no, non sto scherzando), dall'altra parte 77 - 41 - 20 - 75 ecc..

TUTTA LA VIA COSÌ!

[Se volete sapere dov'era il 3, ebbene si trovava dall'altro lato della via. Di fronte il 3c. Il 3b invece deve essersi suicidato, perchè non l'abbiamo visto.]

Percorrendo la via finalmente troviamo un civico 13. Ma la gioia è di breve durata, poichè la descrizione dei luoghi non corrisponde alla segnalazione.
Iniziamo a credere di avere un errore nella segnalazione stessa (cosa già successa) ma qualcosa non quadra - anzi, molto non quadra - e guardandoci intorno troviamo un civico 77. Un altro.

Non solo i maledetti numeri li hanno estratti con la ruota del lotto, ma dopo l'estrazione li hanno pure ributtati dentro!

Alla fine troviamo il civico 13 che ci interessa. In una stradina laterale che si arrampica su un colle, abilmente nascosta dal verde. Con altri civici già presenti nella strada "principale", ovviamente. Forse in passato questa "stradina" aveva un suo nome, diverso da Roma, ma visto l'andazzo la probabilità è ritenuta remota.

Di certo chi ha fatto sta roba odia i postini, oppure ha ripetuto troppe volte la prima elementare.

[No, il ventordici non l'abbiamo visto, ma non l'abbiamo neanche cercato]

giovedì 31 gennaio 2013

La bella e la bestia

Lascio come esercizio capire chi è uno e chi è l'altro

Tratto anche questo dal Giornale di Vicenza

lunedì 21 gennaio 2013

Bracconiere finisce in trappola

Operazione uscita sul giornale di Vicenza del 17 gennaio

L´INDAGINE. Un cacciatore cinquantenne di Mason è stato scovato dalle guardie zoofile e dalla polizia provinciale

Bracconiere finisce in trappola


Aveva archetti e gabbie per volatili. Ha ucciso un pettirosso mentre cercava di nascondere le prove. Multato e denunciato
Il pettirosso morto nella gabbia gettata via dal cacciatore nel tentativo di nascondere le prove| Alcune gabbie “trappola”| Parte del materiale sequestrato al cacciatore di Mason
Aveva archetti e trappole per catturare piccoli volatili a volontà. Quando le guardie volontarie dell´Enpa e la polizia provinciale si sono presentati a casa sua, per nascondere le prove ha lanciato una gabbia con cinque pettirossi al di là di una siepe, uccidendone uno. Un cacciatore di Mason, D.N., cinquant´anni, si è così beccato sanzioni amministrative e pure penali.
Era già da qualche tempo che alla sede Enpa di Vicenza giungevano segnalazioni piuttosto circostanziate. Cani detenuti in modo non conforme, colpi d´arma da fuoco sparati a qualsiasi orario e provenienti dall´abitazione, uccelli da richiamo posizionati intorno a casa e strani giri di auto. Sabato scorso, un nucleo di guardie zoofile impegnate in zona in un normale controllo sugli animali d´affezione, hanno così deciso di compiere alcune verifiche. Dalle 8, i volontari hanno notato che dei richiami erano appesi agli alberi intorno all´abitazione segnalata e così si sono appostati. Di lì a breve, hanno notato il cacciatore girare intorno a casa con il fucile da caccia in mano. Mezz´ora più tardi, è uscito nuovamente, ha ritirato i richiami e ha scaricato l´arma. Le guardie zoofile hanno pertanto deciso di intervenire per contestargli il reato di caccia in zona vietata e per verificare se fosse in regola con i documenti.
Il cacciatore, identificato come D.N., aveva solo i documenti in regola. Quando i volontari sono entrati in casa, il cacciatore si è allontanato con una scusa e, immaginando di non essere visto, ha tentato maldestramente di occultare alcune prove: è corso all´impazzata in un campo sul retro con delle gabbie da richiamo in mano e le ha lanciate oltre una siepe. Le guardie hanno però recuperato il materiale: una gabbia-trappola e altre tre gabbiette con all´interno quattro pettirossi, di cui uno in fin di vita a causa della caduta.
È intervenuta la polizia provinciale e la successiva perquisizione ha permesso di sequestrare una decina di archetti (trappole micidiali per i piccoli passeriformi, ai quali vengono spezzate zampette, ali o collo), fucili incustoditi, un richiamo elettroacustico e uccelli da richiamo non inanellati. Al bracconiere sono state contestate sanzioni amministrative e denunce penali, compresa l´uccisione del pettirosso, che prevede una sanzione fino a ventimila euro o il carcere fino a 18 mesi.

venerdì 18 gennaio 2013

Novità dal fronte occidentale

Sarà che in regione si sono svegliati, o sarà che si avvicinano le elezioni, ma tant'è che lo hanno ammesso.

Devono pagare il rimborso per la servitù venatoria.


Dribblando accuratamente la supercazzola legalese, si capisce che pagheranno gli ultimi sei anni.

Certo, alla regione dimostrano di non aver ancora capito benissimo la situazione tirando in ballo il piano faunistico venatorio, o forse cercano solo di diminuire l'esborso, ma intanto è un notevole passo in avanti.
Alla faccia di chi diceva che prendevamo fischi per fiaschi.

Le cose vanno a gonfie vele!